il cielo era azzurro sopra berlino
Per la serie UN MAGNETE UNA FOTO, e per combattere l'immobilità a cui il Covid ci ha sottoposti, oggi il mio magnete mi porta a Berlino per ricordare uno dei momenti più belli della mia esperienza di fotografo sportivo.

Insieme ad un gruppo di giornalisti di altre testate ci imbarcammo con tutto lo staff della nazionale su un volo charter diretto a Dusseldorf, l’aeroporto più vicino a Duisburg dove gli azzurri si allenavano e dove qualche anno dopo una strage mafiosa avrebbe portato alla ribalta di nuovo questo nome. Il mio compito sostanzialmente era quello di stare ogni giorno con la squadra, seguivo gli allenamenti giornalieri e le conferenze stampa.


Ma la cosa più eccitante chiaramente erano le partite. E’ inutile dire che la cosa più importante per me sarebbe stata riuscire ad andare in finale perchè se, come abbiamo detto, la coppa del mondo è l’evento sportivo più importante al mondo la sua finale lo è ancora di più perchè è il culmine dell’evento. Pertanto, chi non avrebbe voluto esserci all’Olympiastadion di Berlino in una calda sera d’estate quando si sarebbe scritta la storia del calcio e quella sportiva di un paese? Io avevo una sola possibilità per esserci: l’Italia doveva andare in finale, solo in questo modo io avrei potuto far parte del team che avrebbe fotografato la finale e di conseguenza vederee raccontare con i miei occhi la storia.




Poi fu la volta dell’Ucraina e anche quella, insieme al suo fotografo, tornò a casa grazie ai goal di Zambrotta e Luca Tony.


Contro la Germania le possibilità erano veramente scarse, i tedeschi giocavano in casa e colleghi li avevo tutti contro, erano abbastanzi sicuri e anche un poco arroganti ma io mi presentai al briefing prepartita, di fronte a diversi fotografi tedeschi, con una maglietta che avevo realizzato appositamente qualche giorno prima stampando una mia foto dell’esultanza di Luca Toni. Sapevo che non avrebbero gradito molto la mia provocazione e mi avrebbero massacrato ma dovevo resistere. Dopo tutto quello che mi avevano detto e soprattutto dopo quello che alcuni giornali tedeschi avevano scritto sugli italiani pochi giorni prima di quella partita, forse potete immaginare la soddisfazione che ho potuto provare al goal di Grosso e poco dopo all’esultanza di Del Piero. La gioia era incontenibile, eravamo in finale, anzi ero in finale e per di più battendo i tedeschi in casa, che soddisfazione.

Ed eccoci a quel 9 luglio, in mattinata una lunga passeggiata per le strade di Berlino per cercare di stemperare la tensione poi a pranzo super briefing. Saremo 9/10 fotografi a coprire l’evento, ciascuno di noi ha una sua precisa postazione e un suo compito, in caso di rigori ognuno sa cosa deve fotografare, nulla è lasciato al caso, anche il momento della premiazione ciascuno di noi velocemente dovrà recarsi nella propria posizione. La tensione è altissima ma la carica emotiva che porterà ciacuno di noi ad mettere la massima concentrazione per ottenere il miglior risultato è altrettanto alta.


Al 19′ Materazzi, che si rivelerà determinante per l’andamento della partita, su un cross da calcio d’angolo di Pirlo batte in elevazione Vieira e insacca la palla alle spalle del portiere Barthez, 1-1


Nel secondo tempo nonostante un goal annullato a Totti nessuna delle squadre riesce ad andare in vantaggio, il risultato resta sull’1-1 e si va ai supplementari. La posta in gioco è troppo alta e le squadre si fronteggiano con grandi tatticismi ma senza riuscire a sbloccare il risultato. Durante il 2° tempo supplementare succede qualcosa tra Zidane e Materazzi e il centrocampista francese reagisce violentemente sferrando una testata al petto del difensore azzurro. Il cartellino Rosso è inevitabile, quello che è successo veramente tra i due è stato poi oggetto di discussione per tanti anni ma dal campo niente è stato possibile percepire, solo un pesantissimo cartellino rosso.




Decine di migliaia ti tifosi arrivati dall’Italia uniti agli italiani residenti in Germania hanno fatto crollare l’Olympiastadion di Berlino. Io stavo in quello stadio ma la mia freddezza professionale mi impediva di esultare con loro, quindi dovevo resistere e recarmi di corsa a prendere la mia nuova posizione sotto la tribuna dove finalmente dopo 24 anni il capitano dell’Italia avrebbe alzato al cielo la coppa del Mondo lasciando libero sfogo alla gioia di tutti gli altri compagni che quella coppa l’avevano conquistata.

Decine di migliaia ti tifosi arrivati dall’Italia uniti agli italiani residenti in Germania hanno fatto crollare l’Olympiastadion di Berlino. Io stavo in quello stadio ma la mia freddezza professionale mi impediva di esultare con loro, quindi dovevo resistere e recarmi di corsa a prendere la mia nuova posizione sotto la tribuna dove finalmente dopo 24 anni il capitano dell’Italia avrebbe alzato al cielo la coppa del Mondo lasciando libero sfogo alla gioia di tutti gli altri compagni che quella coppa l’avevano conquistata.


Quella notte chiaramente è durata pochissimo e l’indomani bisognava ripartire. In mattinata conferenza stampa dei vincitori e poi dritti in aeroporto per tornare a Roma dove una nazione piena di tifosi impazziti aspettava i loro eroi con la coppa.

Un altro magnete e un altro bel viaggio nei miei ricordi.


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